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“Una cosa seria” Blaui- mettersi in discussione

Il 28 giugno è uscito il primo singolo di Blaui “Una cosa seria” insieme al videoclip e distribuito da DOGMA.

Blaui, nome d’arte per Giacomo Baudi è un’artista piemontese classe 1995 che si avvicina alla musica per sperimentare nuove forme di espressione e ricercare la propria voce.

Lo abbiamo intervistato, per saperne di più, sul suo primo singolo “Una cosa seria”.

Blaui è l’insieme tra il colore blu e il tuo cognome Baudi. Sappiamo però che tu il blu, simbolo di malinconia ma anche calma, vuoi abbandonarlo, ci racconti il motivo?

Sono abbastanza malinconico e penso spesso al passato, perdendomi in un loop continuo di pensieri. Anche se all’apparenza sembro molto calmo e imperturbabile, dentro di me ho davvero tante cose che vorrei tirare fuori. La musica in questo mi è venuta in aiuto. Sono quelle sfumature di blu che vorrei abbandonare, per riuscire ad essere più sereno con me stesso e meno inquieto.

Ho vissuto per tanto tempo con la frustrazione e l’ansia di non riuscire ad ottenere ciò che volevo. Pensavo solo “se avessi fatto questo”, “avrei dovuto..”, ma durante la pandemia ho deciso di mettere da parte le scuse e smettere di procrastinare per rincorrere il mio sogno, muovendo i primi passi e lasciando andare poco a poco le paure. Ultimamente mi è capitato di sentire ribattezzare la mia generazione con il nome “YOLO (You Only Live Once) generation”. Sebbene io non sopporti la classificazione, un po’ mi ritrovo in questa definizione: abbandonare le certezze per rincorrere la propria felicità.

Ti sei formato in comunicazione visiva, cosa ti ha spinto verso la musica? Perché questo cambiamento? Raccontaci un po’ di te

La musica è sempre stata parte della mia vita, fin da quando con mio padre selezionavamo le canzoni da inserire nelle musicassette per le vacanze in camper. Alle scuole medie la professoressa di musica aveva messo su un coro e da lì si è insinuata nella mia testa l’idea di intraprendere questa strada, poi sono arrivate le prime band durante il liceo e le prime esibizioni live.

Giunto il momento di scegliere l’università da frequentare mi sono iscritto a Design e Comunicazione Visiva al Politecnico di Torino, che mi sembrava essere un giusto compromesso tra gli studi scientifici e la componente artistica che stavo cercando. In realtà questa scelta successivamente si è rivelata una distrazione dal mio obiettivo principale, sottraendomi molto tempo all’attività musicale, ma è stata molto formativa sotto altri aspetti, oltre ad avermi dato la possibilità di lavorare con la musica dietro le quinte occupandomi di grafiche per eventi. Non mi dispiacerebbe comunque in futuro riuscire ad integrare le due discipline creando qualcosa che a livello musicale sfoci anche nella comunicazione visiva.

Il tuo singolo “Una Cosa Seria” parla di come ad un certo punto serva mettersi in discussione, perché hai dovuto farlo?

Ho scritto la canzone pensando a come dovesse essere tornare a vivere con i propri genitori dopo tanto tempo fuori casa, a cercare di costruirsi il proprio futuro, e proprio quando le cose sembravano andare nel verso giusto… ritrovarsi di punto in bianco al punto di partenza. La vita infatti spesso scompiglia i nostri piani e siamo costretti a ricominciare tutto da capo, osservando ciò che avevamo costruito sgretolarsi.

Tornare sui propri passi e mettersi in discussione è fondamentale in questi casi per vedere le cose sotto un altro punto di vista e vedere in una delusione un nuovo punto di partenza, nonostante le difficoltà. A me è successo al ritorno dopo un periodo di studio all’estero, casa mia mi stava stretta e mi sono dovuto riabituare ai ritmi famigliari che avevo abbandonato.

Nel video musicale di “Una cosa seria” si vedono un insieme di scene che sembrano palare della vita di un qualsiasi ragazzo, cosa di quel video viene rispecchiato nella canzone?

Esatto, nel video di “Una cosa seria” si vedono diversi spaccati di vita quotidiana che ritraggono sotto diversi punti di vista differenti tipi di relazione. Sono scene in cui chiunque in qualche modo si può ritrovare, proprio perché raccontano momenti relativamente semplici del vissuto di ragazze e ragazzi che si confrontano con la propria ricerca personale di felicità attraverso la scoperta dell’altro.

Il video è stato realizzato coinvolgendo alcuni amici, a cui è stata data in mano una vecchia camcorder (una di quelle videocamere con le cassette e lo schermo girevole) per riprendersi a vicenda durante alcuni momenti insieme. È un video nato con molta spontaneità perché sono appunto tutte situazioni naturali, ci siamo divertiti molto nel farlo! Abbiamo selezionato poi le scene migliori che potessero dare un’altra prospettiva al testo della canzone, perché non ci fosse un’interpretazione univoca.

Hai qualche sogno (musicale) nel cassetto?

Il sogno più grande è quello di vivere di musica, ho iniziato questo percorso da poco, questi sono i primi passi ed ho molto da imparare, ma ce la metterò tutta per realizzarlo. Il prossimo passo credo sarà la pubblicazione di un EP, con le canzoni a cui sto lavorando attualmente. Sogno di arrivare a calcare qualche palco importante, ma ci vorrà ancora del tempo. Per adesso continuo a scrivere e cercare di migliorarmi, poi chissà!

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