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Intervista a EB: da MTV Generation a “Wanted Man”

EB è una giovanissima cantautrice originaria di Como, ma che da un po’ vive a Londra. L’abbiamo intervistata per voi e vi consigliamo di tenerla d’occhio. Annovera già un EP uscito lo scorso marzo tra le sue produzioni dopo che, con soli 3 singoli, ha fatto il boom di streaming su Spotify tanto da finire su MTV generation. Insomma, mica pizza e fichi.

Ciao Elisa o EB, non so come preferisci essere chiamata, è in uscita il tuo nuovo EP, qual è il tema dell’album? È intimo come il tuo nuovo singolo “Wanted Man”?

EB, EB suona molto bene. Devo dire che se non è intimo, non è interessante, no? “The Parallel Sessions” è la mia prima creazione solitaria. Senza nessuno a darmi troppe indicazioni. Senza un piano dietro, oltre a quello che mi sono creata io, per me stessa. Intraprendere questo progetto era necessario: verso dicembre-gennaio sentivo il bisogno di capire chi stavo diventando, come persona, come musicista. Molte persone a Como mi parlavano come fossi qualcun altro, e tutti mi ripetevano quanto fossi cambiata. Io non mi rendevo conto, non capivo.

Così, in lockdown totale, qua a Londra, ho deciso di ricostruire, fare chiarezza. L’EP che ne è uscito è poi basato sul concetto che, per quanto lo si desideri, o per quanto si provi, è impossibile slegarsi dalle proprie origini, dal proprio passato. Perché, certo, si può dimenticare, ma in qualche modo tutto torna in superficie, soprattutto quando si parla di scrivere canzoni. Con questo EP ho accettato la me che tutti conoscevano, e mi sono lasciata ispirare.

Allo stesso tempo, la persona che sono adesso ha reso possibile il tutto, organizzando ogni minimo dettaglio, a partire dalle registrazioni a distanza, fino ai video musicali girati alle 4 del mattino al tower bridge, con meno 10 gradi. Parallelamente con il mio passato, e parallelamente a tutte quelle persone che credono in me, ma che sono lontane. Parallelamente cammino con tutto questo, perché è così che dev’essere.

Il nuovo EP è nato durante il periodo pandemico o è il frutto di anni passati?

Wanted Man” è nata esattamente il giorno prima dell’annuncio definitivo della quarantena in Italia, con le varie chiusure. “Still Walking” è nata ad ottobre, poco dopo essere arrivata a Londra. “I Wish I Knew” è arrivata per ultima, nel gennaio 2021. “Wanted Man” è forse quella che rende di più l’idea di sentirsi in una trappola, ed è forse la dimostrazione che il peggio che può capitare non è stare chiusi in casa, ma sentirsi legati a qualcosa o a qualcuno che ci sta distruggendo, ma di cui abbiamo bisogno allo stesso tempo.

Parla di un addio che non si realizza mai, di una storia senza fine… Mentre, forse, questo periodo pandemico sta forse volgendo al termine. “I Wish I Knew” si può dire nata in quarantena. Una quarantena londinese, un po’ più calma di quella italiana, tra marzo e maggio 2020,  in casa con 4 persone in smart-working. Però più malinconica, nostalgica… D’altro canto poi utilissima, sentendo che pezzi ha fatto nascere.

Come ha influito su EB il periodo storico in atto, quindi l’assenza di live, l’assenza di palchi, del pubblico e tutto quello che ruota intorno alla musica?

Sinceramente, mentre molti musicisti hanno passato il loro tempo lamentandosi  o cercando di tirar su proteste o suonare live di nascosto, io sono stata nel mio. Non ci ho pensato. Tra me e me mi sono detta: “Sarà così ancora per un po’, accetta, aspetta, e preparati”. E così ho fatto.

Ora tornare a suonare live sarà come tornare a respirare. Non sarà più bello, né più brutto. Sarà, come è sempre stato. E io sono pronta. Non penso di avere qualcosa da dimostrare… Quest’anno non sono stata ferma, anzi. In qualche modo ho comunque sentito il calore del pubblico e dei miei collaboratori. Certo, il covid ha reso tutto più complesso, ma come ho detto io ho solo accettato, e poi mi sono mossa di conseguenza. Ora si riparte.

Com’è il mondo musicale a Londra, dove vivi, rispetto all’Italia e quanto ha influito sulla tua produzione il trasferimento negli UK?

A Londra c’è di tutto, bisogna stare attenti. Chi crede che a Londra sia tutto semplice, e che tutti i musicisti, produttori, songwriters siano incredibili, si sbaglia di grosso. Ciò che Londra mi ha insegnato è che non puoi che fidarti solo di te stesso, perché non sai mai chi parla sul serio e chi ti vuole fregare. Anche solo nella gestione delle copertine o dei video musicali, mi ritengo fortunata ad aver trovato persone che sapevano come fare il proprio lavoro. A Londra, rispetto all’Italia, c’è più roba. Più arte, più frastuono. Tutti corrono per strada inseguendo sogni, speranze, progetti che poi magari non portano a nulla. In Italia questo manca.

Che si stia parlando di Como o di Milano o di Roma, nessuno si dedica all’arte nello stesso modo in cui ci si dedica qui. In Italia la gente studia si specializza… Qui è solo una corsa a chi è più veloce, o a chi riesce a rialzarsi più volte, dopo ogni sconfitta. “The Parallel Sessions” è stata la mia prima sfida con un panorama di questo tipo. Ho provato ad essere parte di qualcosa di grande, ed eccomi qua con la mia creazione. Ora voglio vedere se gli italiani la apprezzeranno, ma spero di si. Il titolo è per chi mi conosce, il tema dell’EP è “rimanere legati”, pur lontani.

Quali sono le influenze musicali che hanno formato l’EB di oggi?

Senza dubbio, la musica classica, in particolare la chitarra classica della mia mamma. Musica barocca, ballate spagnole… Un mondo fantastico. E poi il violino, che ho iniziato a suonare a 6 anni, fino ai 15. A quel punto con la chitarra la prima ispirazione è stata il blues delle origini, ma poi in particolare Woody Guthrie e Bob Dylan. Dai 15 anni ad ora la mia vita è stata scandita da una serie interminabile di cuffiette con cui sentivo la musica almeno una quindicina di ore al giorno. Posso dire di ascoltare davvero di tutto ora. Di tutto…

Ovvero qualunque cosa mi ispiri, o mi faccia drizzare le orecchie, o battere il piede… perché è questo quello che cerco. Io cerco qualcosa che mi smuova, che mi tenga viva nell’animo. Ascolto la trap, si, e ascolto la musica classica. Poi se voglio mi sento Muddy Waters e subito dopo Patti Smith che fa una cover di Bob Dylan. Tutti questi artisti poi mi ispirano e confluiscono nelle mie creazioni. Non mi pongo limiti quando scrivo, lascio solo che tutte quelle diverse sensazioni prendano finalmente forma, qualsiasi essa sia.

EB hai in programma qualche concerto, magari in estate o autunno in Italia? Ci puoi dare qualche anticipazione sui progetti futuri?

Sabato 5 giugno suonerò live in via Torino a Milano, in una galleria d’arte. Il 12 giugno, invece, a Como, al Joshua Blues Club. Ho già una data anche a Brighton per il 21 settembre all’evento “The Folklore Rooms”, ma tra Londra e dintorni ci sarà da divertirsi già a luglio ed agosto, quindi consiglio di tenersi aggiornati.

In fatto di progetti… Ora che torno un attimo in Italia tornerò nel mio studio. Per registrare roba mia, o magari non solo. Le possibilità e i contatti ci sono, e io non vedo l’ora di tornare a registrare sul serio, e non più a distanza! Inoltre, stanno nascendo vari progetti, a Londra, come in giro per l’Italia; tenete un occhio vigile.

A cura di
Iolanda Pompilio

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