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Ribellione e voglia di rivalsa in “Lenzuola” di Amati

Un altro pop è possibile tra soul, blues e cantautorato, questo è il messaggio in musica di Amati. Giovanissimo cantautore romano d’origine, romagnolo d’adozione che con “Lenzuola” chiude il suo primo capitolo musicale e ne apre un altro. Fatto di atmosfere diverse che sembrano prendersi a pugni ma che in realtà si sposano perfettamente. “Lenzuola” è una dedica a tutte le paranoie adolescenziali, tra le quali ci può essere una fidanzata troppo esasperante, nata durante il quinto liceo: “ho scritto questa canzone perché in quel momento sentivo il bisogno di ritrovare un po’ di coraggio”.
Gli abbiamo fatto qualche domanda, ecco come ci ha risposto.

Ciao Davide, ti va di parlarci di Lenzuola, il tuo ultimo singolo uscito il 26 marzo nel quale porti a cena delle “lenzuola bianche che sanno di ospedale”?

Lenzuola è una canzone che ho scritto qualche anno fa, è l’ultimo dei quattro brani usciti ma è il primo che ho scritto. L’ho scritta durante il periodo del liceo e parla di una ribellione all’interno di un rapporto di coppia nel quale lui che si sente giudicato, criticato e ostacolato. Le lenzuola hanno un senso metaforico ovviamente, rappresentano la mia voglia di rivalsa. La canzone non è nata da un’esperienza personale ma dall’immaginazione e l’ho dedicata a tutte le paranoie e a alle turbe che avevo in quel periodo.

Quali sono gli artisti odierni e passati da cui trai ispirazione?

Sono tanti gli artisti dai quali prendo ispirazione e sono legati ai diversi periodi e incontri che ho fatto da quando ho iniziato a suonare. Essendo la chitarra lo strumento con cui mi sono avvicinato alla musica da bambino, il mondo del rock, del blues e dei chitarristi è stata il primo ad avermi fortemente influenzato. Se devo farti dei nomi penso a Jimi Hendrix, i Led Zeppelin, i Sex Pistols, i The Cure, Lou Reed, i Beatles. Ho avuto un insegnante di chitarra che mi ha trasmesso la passione per il jazz e per l’improvvisazione che poi ho sviluppato durante il periodo del liceo. Dopo ore di scuola tra spartiti e musica classica (che oggi mi rendo conto essere stato un passaggio importante), con le prime band ci sfogavamo rockeggiando sugli strumenti.

A quindici anni ho iniziato a scrivere le prime canzoni e il primo grande nome della musica italiana ad avermi influenzato è stato Lucio Battisti. Mi sono lasciato andare sempre di più a questa cosa dello scrivere e ho iniziato ad ascoltare la musica Italiana con maggiore curiosità, lasciandomi influenzare da grandi nomi come Lucio Dalla, Vasco Rossi, Pino Daniele, Paolo Conte. Della scena degli ultimi anni apprezzo Calcutta, Giorgio Poi e Venerus. Ricordo che nel 2019 dopo dopo essere stato ad un suo concerto a Bologna ho scritto “Se te ne vai”, perché il mood e le atmosfere di quel concerto mi piacquero molto. Delle nuove proposte mi piacciono Teo Wise, Fabbri, Kasto, Paul Giorgi, Porto Leon, Matteo Alieno (che sono anche amici) e potrei farne altri.

Se dovessimo prendere in esame il testo di Lenzuola, andando oltre il significato personale e oggettivo pensi che possa essere da aiuto a chi vive la stessa esperienza?

Non lo so, penso che possa strappare un sorriso a chi l’ascolta e questo forse è già tanto.

Ascolta “Lenzuola” su Spotify
Com’è stato trasferirsi da Roma a Bologna e quanto il trasferimento ha influito sulla tua identità musicale?

In realtà mi sono trasferito da Roma a Santarcangelo di Romagna quando avevo dieci anni. Mi ritengo fortunato ad essere cresciuto in un paese come Santarcangelo, al quale sono profondamente legato per tanti motivi. Da qualche anno mi sono trasferito a Bologna. Mi piace, devo imparare a conoscerla meglio ma già mi ha dato molto attraverso gli incontri ho fatto e le amicizie che sono nate.

Lo sai che hai i commenti disattivati sul video di YouTube? Ti consiglio di sbloccarsi perché i commenti possono essere un ottimo veicolo di consigli e apprezzamenti che male non fanno. Come vivi il periodo in cui la promozione dei singoli e degli album passa tutto per vie mediatiche? Che rapporto hai, quindi con i social?

Sento che mi manca molto suonare dal vivo. Il live sarà fondamentale per potermi esprimere al massimo. Nel frattempo mi dedico alla scrittura di nuovi pezzi. I social mi divertono e alla fine penso che siano un mezzo per creare connessioni con le persone e che in questo momento siano l’unica possibilità di fare girare le proprie cose.

a cura di
Iolanda Pompilio

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